L'Ordine Supremo della SS.ma Annunziata

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l'Ordine Supremo della SS.ma Annunziata e la Reale Certosa di Collegno
l'Ordine cavalleresco del collare
altre notizie sull'Ordine della SS.ma Annunziata
le chiese dell'Ordine: la Certosa di Pierre-Chatel
le chiese dell'Ordine: l'Eremo dei Camaldolesi
La Certosa Reale di Collegno e le Tombe dei Cavalieri dell'Ordine Supremo della SS.ma Annunziata
1928: trasporto delle salme dei Cavalieri nei nuovi locali
i Cavalieri dell'Ordine Supremo della SS.ma Annunziata sepolti a Collegno
i testi delle lapidi

 

L'Ordine Supremo della SS.ma Annunziata e la Reale Certosa di Collegno

a cura di Ugo Berutti

Gli ordini cavallereschi furono costituiti dai sovrani per assicurare la pace nei loro Stati, per avere aiuto nella difesa dei territori, per difendere lo spirito religioso; i cavalieri furono organizzati in compagnie i cui membri erano legati da uno spirito di fraternità, erano obbligati ad aiutarsi l'un l'altro, erano sottoposti a regole comuni, portavano le insegne dell'ordine sugli abiti, sulle armature, sulla bandiera; assumevano per lo più un nome religioso, avevano di preferenza un carattere nazionale dei singoli stati in via di formazione, gli stranieri erano ammessi soltanto in via eccezionale.

Distintivo di questi ordini era l'uso di un nastro di seta al collo o una collana (dal latino torquis, collana), la quale divenne distintivo del cavaliere a ricordo di Tito Manlio, che nel 361 avanti Cristo, dopo che sconfisse in un duello un Gallo di gigantesca statura e lo uccise, gli tolse la collana e se ne ornò come trofeo, per cui gli fu dato il nome di torquatus.

Nel 1362 fu fondato da Amedeo VI Conte di Savoia, detto Conte Verde, un Ordine Cavalleresco detto del collare, la cui insegna era costituita da una collana d'argento dorato formata di nodi di amore e da rose, in onore delle quindici allegrezze di Maria Santissima.

I cavalieri, di una sola classe, in numero di quindici, compreso il fondatore, che ne era il capo, erano al servizio della reIigione, della monarchia e dell'onore.

I primi statuti che si rinvengono sono quelli del 1409 di Amedeo VIII, primo Duca di Savoia, che al collare aggiunse le iniziali smaltate F.E.R.T. (motto di Casa Savoia).

In detti statuti viene esposto il fine religioso e politico dell'Ordine, e poi si legge che i Cavalieri del Collare devono mantenere, osservare e procurare il bene del loro capo, la di lui felicità e l'utile dello Stato; devono aiutarlo, servirlo, favorirlo e consigliarlo contro ogni persona qualunque fosse stata.

I Cavalieri sono chiamati compagni e fratelli, e verso di essi il Conte si dichiara obbligato a dare consigli, protezione e favori.

L'obbligo della reciprocità è prescritto anche per i Cavalieri fra loro.

Altre aggiunte furono fatte nel 1433, e poi nel 1518 dal Duca Carlo III, il quale aggiornò le regole del cerimoniale a quelle dell'Ordine del Toson d'Oro, modificò la forma del collare, volle che ai nodi d'amore di questo si aggiungessero, in onore delle quindici allegrezze della Vergine, 15 rose smaltate, alcune di rosso alcune di bianco e un bordo di spine ugualmente d'oro.

In fondo al collare fece appendere una ghirlanda di tre nodi d'amore, in mezzo alla quale pose l'immagine dell'Annunziata, e volle che l'Ordine si chiamasse non più del collare, ma dell'Annunziata.

Ed in omaggio alle cinque piaghe di Gesù Cristo stabilì che il numero dei cavalieri fosse elevato a 20, concesse loro dei privilegi e dichiarò l'ordine sovrano.

Il Duca Emanuele Filiberto riformò nel 1570 gli statuti, nei quali all'art.1 si legge :"In questo ordine, del quale noi e i nostri successori al trono saremo capi e sovrani, saranno quindici cavalieri in onore dei quindici gaudi di Maria, chiamati Cavalieri della SS. Annunziata, con i quali non fa numero il sovrano, né il figliolo suo primogenito, e i cinque altri Cavalieri d'accrescimento in onore delle piaghe di N. S. Gesù Cristo, quante volte il sovrano capo dell'Ordine crederà opportuno nominarli, a condizione che tanto i primi che i secondi siano gentiluomini di nome e d'armi e senza macchia".

Tali erano coloro il cui padre e madre e gli avi sia paterni che materni erano nati da nobile stirpe, e poichè per potersi dire l'avo e l'ava nati da nobile stirpe, dovevano essi essere in terza generazione di nobiltà, ne derivava che per essere ammessi all'Ordine si richiedevano cinque generazioni di nobiltà.

Detti statuti, dei quali risulta confermato il carattere religioso dell'Ordine, salvo qualche piccola modifica, rimasero in vigore fino alla carta reale del 3 giugno 1869 di Re Vittorio Emanuele II, il quale, riconoscendo che mentre in passato l'ordine era riservato ai guerrieri che si fossero segnalati nelle armi, era giusto di non privare di esso coloro che avessero reso alla Patria eminenti servigi in alte cariche civili, e non richiedere, quando esisteva una grande distinzione di opere, quella ancora del casato.

Pertanto la scelta dei candidati alla nomina di Cavaliere sarebbe caduta, a seconda dei casi, fra i personaggi segnalati per eminenti servigi nelle alte cariche militari, fra quelli più distinti nelle alte cariche civili, ed anche fra i personaggi che nella vita privata avessero acquistato universalmente nome ed autorità di luminari d'Italia e di benefattori insigni della Nazione.

Il carattere religioso dell'Ordine, che nei vari secoli si era estrinsecato anche nelle cerimonie che si erano svolte nelle varie chiese dell'Ordine ove si riunivano i Cavalieri in Capitolo, trova una ultima eco nell'art. 11, che stabilisce che nella solennità della SS. Annunziata i cavalieri sono radunati in forma solenne nella Cappella Palatina per ivi assistere ai divini Uffizi ed invocare la benedizione del cielo sul Re e sull'Italia.

Con R.D. 25 agosto 1876 furono conferite al Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno le attribuzioni di Segretario dell'Ordine, e con altro R.D. 7 aprile 1889 venne disposto che i diplomi originali di nomina dei cavalieri ed il libro dei cavalieri fossero depositati nell'Archivio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Con motu proprio sovrano del 14 marzo l924 venne stabilito che nel numero dei 20 collari non fossero computati: il Capo e Sovrano; i Principi suoi parenti in linea paterna fino al quarto grado incluso; gli Ecclesiastici; gli stranieri.

I Cavalieri godono con le loro consorti il trattamento d'onore di Nostri Cugini (Cugini del Re), loro attribuito dal Capo e Sovrano dell'Ordine.

L'Ordine così iniziato a carattere religioso, nobiliare e di famiglia, era venuto nella sua evoluzione storica ad assumere carattere di Ordine Civile di Merito, ed a presentare solo l'aspetto di Ordine Cavalleresco di Stato.

Di fatto però non essendo mai stato modificato o abrogato l'art. 1 degli Statuti del 1570 è un Ordine di famiglia.

Ciò spiega pertanto come costituisca un errore storico la disposizione contenuta nell'art. 9 della legge 3 marzo 1951, n. 178 la quale stabilisce: "L'Ordine della SS. Annunziata e le relative onorificenze sono soppressi", con la conseguente perdita da parte degli insigniti del trattamento di Eccellenza e della dignità di Grandi Ufficiali dello Stato.

Infatti si è parlato di soppressione, anzichè dichiarare che avevano cessato soltanto di essere riconosciuti dallo Stato Repubblicano Italiano Ordine ed onorificenze.

Le stesse relazioni governative e del senato al disegno di Legge riconoscono, infatti, che trattavasi di Ordine dinastico e che quindi poteva essere soppresso solo dalla Famiglia Savoia (che per ora non l'ha fatto).

L'ordine cavalleresco del collare 

Riportiamo alcuni brani tratti dal testo di Luigi CIBRARIO "Descrizione storica degli Ordini Cavallereschi" edito a Torino dallo Stabilimento Tipografico Fontana nel 1846

"Il nome di cavaliere e di cavalleria suonava,siccome è noto, a' tempi del medio evo in assai diversa significazione che non suoni al dì d'oggi.

"Il cavalierato o la cavalleria era un grado militare che si conferiva a que' gentiluomini che aveano fatto prova di maggior prodezza in guerra, che schiavi della data fede, che gelosi di mantener illibato l'onore, non aveano la menoma macchia in fronte; che pronti sempre a dar il sangue per la legge di Cristo, a tentar qualunque impresa più ardita, ad avventurarsi con gagliardo cuor tra i pericoli, a cercarli anzi con quell'ansia bramosa con cui altri cerca i diletti, scherzavano colla morte, confortati nella durar vita che conduceano, negli affanni che pativano, nelle ferite che toccavano da un potente religioso pensiero, dall'ardentissimo sentimento d'onore e dall'amor d'una dama, di cui portavano l'impresa ed i colori, e di cui si guadagnavan l'affetto, non sospirando mollemcnte a' suoi piedi, ma correndo tra il sangue e le morti a farsi un nome.

"A quei tempi ( miseri tempi ! ) non v'era mai pace stabile. Lo spazio di terra che ora forma appena una piccola provincia, era allora un commesso di otto o dieci; e forse di venti e trenta piccoli stati; parte comuni che aveano un reggimento quasi repubblicano, parte terre solamente franche e privilegiate, partc signorotti feudali, vale a dire costituzionali, essendo ogni loro diritto da statuti e da consuetudini determinato. Ma il diritto che tutti aveano era quello di far la guerra al vicino; onde si sentiva un continuo rumor d'armi, e i cavalieri che andavano in caccia di battaglie, non aveano molto da cavalcare per trovar l'occasione di battersi."

"Fortunato vincitor nelle giostre, felice nello aver più volte sperperato le compagnie di ventura, famoso per insigni vittorie, per aver aggiunto ai proprii stati il Fossignì, e ricomperato il paese di Vaud, regnava nella monarchia di Savoia Amedeo VI, la perla de'perfetti cavalieri , chiamato, dal color che preferiva negli abiti e negli arredi, il Conte Verde.

"Questo gran principe, vedendo che iI soprastare del comun nimico non impediva i cavalieri di moversi guerra l'un l'altro per ogni fuscello che loro offuscasse Ia vista, alterando quella concordia che sola potea renderIi forti e temuti, imaginò insieme col conte di Ginevra, con Galeazzo Visconti che s'educava alla sua corte, con Berlione di Forax ed altri baroni di fondare una compagnia di cavalieri del Cigno nero, i quali portassero per insegna d' argento con un cigno nero beccato e piotato di rosso, e giurassero di difendersi l'un l'altro contro tutti; che non potessero per qualsivoglia cagione muoversi guerra fra loro, ma dovessero acquetarsi all'arbitramento degli altri cavalieri, nè potessero senza il consenso degli altri compagni dell'ordine romper guerra a niun altro, ancorchè non appartenesse alla compagnia del Cigno nero.

"Quest'era la sentenza degli statuti. ma l'ordine del Cigno nero non sembra aver avuto lunga durazione.

"Amedeo VI, a cui non potea cader dall'animo un generoso concetto che una volta vi fosse allignato, instituiva dodici anni dopo, e così nel 1362, l'ordine del collare, componendolo di quindici cavalieri.

"Le insegne dell'ordine erano un collare d' argento dorato formato di nodi d'amore o di rose, coll'innesto della parola FERT. Pendea dal collare una ghirlanda formata di tre nodi intrecciati.

"I bianchi nodi d'amore in campo verde erano da molti anni la divisa d'Amedeo VI

"Molto favoleggiarono i cronisti, molto gli storici e gli antiquari intorno alla causa d'instituire quella nobile compagnia del ColIare, ed intorno alla significazione della parola FERT , che altri interpretava FRAPPEZ ENTREZ ROMPEZ TOUT, altri FORTITUDO EIUS RHODUM TENUIT, interpretazioni ambedue che presuppongono che quelle quattro lettere sieno le iniziali d'altrettante parole."

"Ma sebbene i primitivi statuti dell'ordine sieno andati smarriti fra le guerre, tuttavia si hanno quelli di Amedeo VIII nel 1409 , i quali non hanno potuto molto discostarsi dai primi, essendlo sicuramente scritti secondo la memoria che ne aveano conserata i cavalieri.

"Nel proemio d'essi statuti, e negli statuti medesimi, Amedeo VIII espone chiaramente il fine religioso e politico dell'ordine.Narra come il medesimo fu instituito dall' immortale avo suo in onore delle quindici allegrezze di Maria. Per ciò il numero di quindici cavalieri. Per ciò le rose nel collare. Per ciò il nodo, simbolo di fede di soggezione, di servitù alla Reina degli angioli. Per ciò la parola FERT, porta, che unita a quel simbolo veniva a dire naturalmente o Porta il vincolo della fede giurata a Maria, ovvero Sopporta per amor di Maria.

"Abbiamo veduto che l'ordine del Collare era instituito in onore dei quindici gaudii di Maria Santissima. Perciò quindici erano i Cavalieri, quindici i cappellani dell'ordine, quindici le messe che si diceano giornalmente, quindici i capitoli degli statuti. Lo stesso duca Amedeo VIII cinque nuovi capitoli giunse agli statuti il 13 di gennaio 1454; uno d'essi respinge dall'ordine chiunque fosse o si rendesse colpevole di alcuna azione contraria all'onore; un altro comanda che i cavalieri portino continuamente le insegne dell'ordine, e non entrino in nissun altro".

"Carlo III, padre d'Emanuele Filiberto, nell'anno 1518 fece vari mutamenti. In prima, nel vano formato dai tre nodi pendenti, introdusse l'immagine dell'Annunziata, e volle che non più ordine del Collare, ma ordine dell'Annunziata si chiamasse. Poi statuì che il numero de' quindici cavalieri potesse essere cresciuto d'altri cinque in memoria delle cinque piaghe di N.S.".

"A' tempi di Carlo Emanuele III invalse l'uso che i cavalieri dell'ordine, che sono quasi sempre cavalieri de' S. Maurizio e Lazzaro, vestissero la clamide dell'ordine mauriziano, che è di raso sanguigno, e su quella ponessero il collare dell'Annunziata. Così fecesi più volte in occasione che si mostrò al pubblico l'insigne reliquia del Santissimo Sudario. Anche i re defunti si vestono coll'abito mauriziano e colle divise dell'ordine dell'Annunziata."

Altre notizie sull'Ordine Supremo della SS.ma Annunziata

le abbiamo tratte dal libro "Voyage en Savoie, en Piémont, a Nice et a Gènes" par A.L. Millin, de l'imprimerie de J.B.Sajou,chez C.Wassermann, libraire, Paris, 1816:

 

"La galanteria eroica, che era uno dei fondamenti della cavalleria, ha dato origine a molte celebri istituzioni. Da essa deriva la fondazione di molti monasteri e di molti ordini cavallereschi. Si ritiene che, secondo una tradizione popolare, l'Ordine dell'Annunciazione abbia avuto questo inizio, e che Amedeo VI, detto il Conte Verde, abbia voluto così consacrare il dono di un braccialetto di capelli intrecciati in nodi d'amore che una Dama gli aveva offerto. Ma ci si chiede perché abbia dato a questa istituzione il nome di Ordine del Collare: sarebbe stato più opportuno chiamarlo Ordine del Bracciale, e questa denominazione non sarebbe stata più singolare di quella di Ordine della Giarrettiera.

Tuttavia molti monumenti attestano che la decorazione dell'Ordine dell'Annunciazione aveva la forma di un collare di levriero, così almeno era quella del Conte Verde medesimo, che era conservata nell'Abbazia di Altacomba: c'era un nodo d'amore ad ogni estremità. Possiamo conciliare le varie opinioni dicendo che il Conte Verde cambiò la forma di questa decorazione componendola di quindici nodi invece di due, ed attribuire al dono del braccialetto l'origine di questo cambiamento. L'amore puro era, come la religione, uno dei princìpi che costituivano la base della cavalleria.

Ma, dopo aver esaminato tutto ciò che è stato scritto sull'Ordine dell'Annunciazione, dobbiamo constatare che l'origine prima di questa istituzione è ancora sconosciuta.....

Le chiese dell'Ordine: La Certosa di Pietra Castello, l'Eremo dei Camaldolesi, la Certosa di Collegno.

La Certosa di Pierre-Chatel

"Chiesa dell'ordine era, come si è veduto, la certosa di Pierre-Chatel nel Bugey. Carlo Emanuele I avendo, nel 1601, dato alla Francia la Bressa e il Bugey in cambio del marchesato di Saluzzo, per lettere patenti del 3 dicembre 1607 si deputò chiesa dell'ordine l'eremo dei Camaldolesi sui colli di Torino; annullata dalla rivoluzione francese quella congregazione religiosa, S.M. il re Carlo Alberto, con carta reale del 15 di marzo 1840, dichiarò cappella dell'ordine supremo dell'Annunziata la chiesa della certosa di Collegno, ove hanno eziandio i cavalieri i loro sepolcri".

(tratto da: Luigi CIBRARIO "Descrizione storica degli Ordini Cavallereschi" edito a Torino dallo Stabilimento Tipografico Fontana nel 1846)

La certosa di Nostra Signora di Pietra-Castello (domus Beatae Mariae Petrae Castri) è situata sul Rodano, in una località detta "la cluse de Pierre-Chatel ou de la Balme", dove il fiume separa la montagna di Parves dal monte Tournier. La zona, denominata Bugey, è acquisita in epoca indeterminata dal conte di Savoia Amedeo II. I suoi successori costruirono sulla rocca di Pierre-Chatel una fortezza, poi trasformata in castello, dove sovente soggiornarono anche dopo l'erezione della Certosa.

Amedeo VI, il Conte Verde, il 27 febbraio del 1383, in Puglia, due giorni prima di morire di peste, redige un testamento in cui offre all'ordine Certosino la sua fortezza di Pierre-Chatel perchè costruiscano un Certosa per 15 religiosi, perchè "preghino Dio e celebrino tutti i giorni la messa in onore delle 15 allegrezze della Santa Vergine e per la salvezza dell'anima di Amedeo VI, dei suoi predecessori e successori e di coloro che erano o saranno cavalieri del suo Ordine del Collare".

Il Capitolo Generale dell'Ordine accetta l'offerta, la vedova di Amedeo VI, Bona di Borbone, reggente per il figlio Amedeo VII (il Conte Rosso), conferma i termini del testamento ed i Certosini prendono possesso del castello.

I lavori per la costruzione della Certosa vera e propria iniziano nel 1392, la chiesa ed il piccolo chiostro sono terminati nel 1395, il grande chiostro e le celle negli anni successivi.

Fino all'annessione alla Francia, nel 1601, la certosa sarà il centro dell'Ordine del Collare qui fondato nel 1362 e che, nel 1518, diventerà l'Ordine dell'Annunziata. L'Ordine, anche esso in onore delle 15 allegrezze di Maria, è formato da 15 Cavalieri il cui Capitolo Generale si riunisce a Pierre-Chatel.

Quando è creato un nuovo cavaliere, costui deve offrire alla certosa un calice e tutto il necessario per celebrare la messa. Alla morte di un cavaliere sono offerti al priore cento fiorini e tutti i membri dell'Ordine devono assistere devotamente al funerale, in abito bianco come i certosini. A spese dei cavalieri sopravvissuti, sono celebrate cento messe, il collare e le insegne del defunto sono depositate nella chiesa.

La vita materiale della Certosa è garantita dalle donazioni originarie di Amedeo VI, della sua vedova Bona di Borbone e di suo figlio Amedeo VII, incrementate da altre donazioni ed acquisizioni successive.

Continuava sempre ad esistere, accanto alla Certosa, la fortezza originaria dove i Savoia continuavano a soggiornare periodicamente, così le riunioni del capitolo generale dell'Ordine del Collare potevano aver luogo senza turbare la vita della comunità monastica.

Nel 1601 (trattato di Lione) il Bugey è ceduto alla Francia, nel 1791, a seguito della rivoluzione francese, la certosa è soppressa, è trasformata in prigione nel periodo del Terrore ed in prigione di Stato sotto Napoleone 1°. Successivamente ridiventa fortezza, sostiene l'assedio degli austriaci e, fino al 1821, è utilizzata come caserma. Viene poi abbandonata finchè, nel 1933, è acquistata da privati che cercano di restaurare tutti gli edifici del convento.

L'Eremo dei Camaldolesi

Dal libro "Voyage en Savoie, en Piémont, a Nice et a Gènes" par A.L. Millin, de l'imprimerie de J.B.Sajou,chez C.Wassermann, libraire, Paris, 1816:

"...andammo a passeggiare all'Eremo (eremo dei Camaldolesi), monastero che Carlo Emanuele il Grande aveva fondato in occasione della peste del 1599. Si leggono ancora sulla porta le scritte che proibiscono alle donne l'ingresso in questo chiostro, ed ordinano agli uomini di deporre le loro armi; ma, entrando, si vedono solamente rovine e devastazione. In centro si trovava la chiesa, di struttura moderna. Si vedono ancora i resti della cripta dov'erano sepolti i cavalieri gran cordone dell'ordine dell'Annunciazione. Questa cripta è decorata con pitture. C'era in fondo un altare. I feretri erano ordinati ai lati e nascosti da un muro.......

La sede di questo ordine era nella certosa di Pierre-Chastel, nel Bugey, fino all'epoca dello scambio di questa provincia con il marchesato di Saluzzo, fu poi trasferita a Montmeillan, ed infine all'Eremo.

Ogni religioso dell'Eremo aveva una cella composta di una camera, un oratorio, una stanza di lavoro ed un giardino. Queste celle erano separate; ognuna aveva una stradina privata che conduceva in chiesa, dove questi religiosi si recavano in ore diverse del giorno e della notte senza incontrarsi".

La Certosa Reale di Collegno e le Tombe dei Cavalieri dell'Ordine Supremo della SS.ma Annunziata

Il fondatore dell'Ordine dei Cavalieri della Santissima Annunziata, Amedeo VI detto il Conte Verde, nel 1383 fece costruire la Certosa di Pierre-Chatel per destinarla a Chiesa dell'Ordine ed a sepolcro dei Cavalieri, affidandola a 15 Certosini.

Nel 1601, avendo il re Carlo Emanuele I ceduta il territorio di Pierre-Chatel alla Francia, la Cappella dell'Ordine fu posta prima all'Eremo dei Camaldolesi, sulla collina di Torino, e successivamente alla Chiesa dei Certosini di Collegno.

Il sotterraneo annesso alla Chiesa venne destinato a Cripta sepolcrale dei Cavalieri dell'Annunziata fin verso il 1816, situazione di fatto che venne sancita di diritto nel 1840 dal Re Carlo Alberto, che con carta reale dichiara cappella dell'Ordine Supremo della SS Annunziata la Chiesa della Certosa di Collegno ed a sepolcro delle salme dei Cavalieri il sotterraneo della medesima chiesa.

Luigi CIBRARIO, nella sua opera "Descrizione storica degli Ordini Cavallereschi" edita a Torino dallo Stabilimento Tipografico Fontana nel 1846, scrive che

"Chiesa dell'ordine era..... la certosa di Pierre-Chatel nel Bugey. Carlo Emanuele I avendo, nel 1601, dato alla Francia la Bressa e il Begey in cambio del marchesato di Saluzzo, per lettere patenti del 3 dicembre 1607 si deputò chiesa dell'ordine l'eremo dei Camaldolesi sui colli di Torino; annullata dalla rivoluzione francese quella congregazione religiosa, S.M. il re Carlo Alberto, con carta reale del 15 di marzo 1840, dichiarò cappella dell'ordine supremo dell'Annunziata la chiesa della certosa di Collegno, ove hanno eziandio i cavalieri i loro sepolcri".

La Chiesa della Certosa di Collegno venne destinata a Cripta sepolcrale dei Cavalieri dell'Annunziata fin dal 1816, come si può leggere nella seguente lettera della "Regia Segreteria di Stato per gli Affari Interni, diretta al Segretario del Supremo Ordine della SS Annunziata:

"Avendo S.M. ordinato lo ristabilimento della Religione de' Monaci Certosini nella Reale Certosa di Collegno, hanno questi implorato dalla Sovrana Munificenza, che la loro Chiesa fosse destinata per tutte le funzioni dell'Ordine Supremo della SS.Annunziata sotto il cui titolo è eretta la Chiesa di detta Certosa; e perchè nella fondazione de' Cavalieri della SS.Annunziata erasi fissata la Certosa di Pietra-Castello nel Bugey; ceduto quindi Bugey alla Francia in corrispettivo del Marchesato di Saluzzo essersi prescielto interinalmente l'Eremo de' Camaldolesi allora fondato, e che fu poi nel cessato Governo distrutto.

Il Conte e Presidente Borgarelli Reggente la Regia Segreteria di Stato per gli Affari interni si fa una doverosa premura di significare all'Ill.mo Conte Piossasco di Scalenghe, Segretario dell'Ordine Supremo della SS.Annunziata, che nell'udienza di ieri si è S.M. degnata di aderire alle supplicazioni de' Certosini, e di ordinare che le funzioni dell'Ordine Supremo della SS.Annunziata si facciano in detta Chiesa.

Nel partecipare intanto al prefato Sig.Conte queste Sovrane determinazioni per le occorrenti disposizioni gli rinnova gli atti del ben distinto suo ossequio.

Dalla Regia Segreteria di Stato pegli Affari Interni li 28 febbraio 1816.

Borgarelli"

Ottenuta la nomina a cappellani dell'Ordine, nel 1820 il Priore ed i monaci della Certosa chiedono dei fondi per costruire delle tombe decorose, qualora venissero a mancare altri cavalieri:

S.R.M.

Essendosi degnata S.R.M. con R° biglietto della Segreteria di Stato pegli affari interni, diretto al Segretaro del Supremo Ordine della SSma Annunziata in data 28 febbraio 1816, ordinare che la Chiesa della Reale Certosa di Collegno dovesse inservire per il prelodato Supremo Ordine, ed in conseguenza li monaci della medesima per Cappellani, secondo la mente anche, ed intenzione del Reale Fondatore Amedeo VI.

Il Priore e Monaci della detta Reale Certosa hanno in oggi l'onore di rappresentare a V.S.R.M., che potendo evenire il caso quanto prima (come già è succeduto a riguardo di S.E. il Marchese d'Abe ), venissero a mancare altri membri di detto Supremo Ordine, sarebbe molto opportuno che V.S.R.M., per tratto consecutivo di Sua Reale Munificenza, desse compimento a così nobile opera, con far emanare quella R.Provvidenza che meglio stimerà pella necessaria costruzione di Onorevoli e decorosi tumuli, pei quali, secondo il disegno già stato formato all'occasione del felice ristabilimento della R.Certosa dall'architetto Ravera, il tornato calcolo ascenderebbe a £ 10.000.

11 aprile 1820 : in merito al ricorso del Priore della Certosa di Collegno per ottenere un sussidio per la formazione dei tumuli dei Cavalieri, l'Economo A.Palazzi Gente esprime parere negativo al Ministro Segretario di Stato per gli Interni, Prospero Balbo :

 

Ill.mo ed Eccell.mo . .....

Che il Padre Nizzati, Priore della Certosa di Collegno, chieda a Sua Maestà una qualche provvidenza per la construzione di tumuli onorevoli e decorosi, ne' quali si possano ritirare i Corpi de' Cavaglieri del Supremo Ordine della SS.ma Nunziata, egli è una cura appartenente al suo impiego di Priore, ed è lodevole il di lui zelo di cercare di essere autorizzato a far preparare ad breve tempus un decente deposito per riporre i corpi suddetti. Un tale metodo si praticò sempre ne' passati tempi per i corpi de' Sovrani e Principi della Real Casa ne' sotterranei della Chiesa Metropolitana collocati sovra semplici tavolati, sino all'epoca, che piacque a Sua Maestà il fu Re Vittorio Amedeo III, di farli trasportare ne' sotterranei della Chiesa Reale di Soperga a tal fine costrutti ed ornati.

E che Sua Maestà giudiziosamente abbia prescielto la Certosa di Colegno per il deposito de' Cadaveri del Supremo Ordine inerendo alla mente del Fondatore del medesimo il Duca Amedeo VI, il quale a detta dell'Istoriografo Morozzo nel suo Teatro cronologico dell'Ordine Certosino fissò la Certosa di Pietra Castello nel Bugex per tutte le funzioni dell'Ordine, ella è verità incontrastabile; ma che poi ora debba Sua Maestà far formare i tumuli de' Cavaglieri dell'Ordine secondo il disegno dell'Architetto Ravera, e giusta il calcolo del medesimo accollarne la spesa in £ 10/m all'Uffizio del R° Economato dei beni vacanti, io non trovo questa illazione fondata e giusta.

Durarono in Pietra Castello i tumuli del Supremo Ordine dall'anno 1410 sino all'anno 1609, in cui il Duca Carlo Emanuele I, avendo perduta la prov.a del Bugex pel cambio fatto di essa col Marchesato di Saluzzo, per non lasciare fuori de' suoi Stati i suddivisati tumuli, volle che l'Ordine esercisse le sue funzioni nella Chiesa del Sacro Eremo di Torino, da lui allora eretta; e non vi è memoria, che nè in Pietra Castello, nè nell'Eremo di Torino i Sovrani abbiano accollata alcuna spesa per i tumuli sovra i beni della Chiesa, che anzi a ricordo de' viventi soltanto si sono formati i tumuli ne' sotterranei dell'Eremo di Torino senza che vi sia in questo Archivio memoria di alcuna somma somministrata a tal uso.

Pensa il P.Priore della Certosa di appoggiare la sua proposta all'essere attualmente amministrato il tenimento di Propano da quest'Uffizio, come già si appoggiò ben per due volte alla stessa ragione, allorchè chiese sussidi per le ristorazioni del Convento, e si credette di concederle i sussidi sovra la Cassa delle Corporazioni religiose, e non sovra il Tenimento particolare di Propano.

Degnossi S.M. di far riaprire la Certosa di Collegno, e con lettera 9 febbraio 1818 ebbi ordine di farle rimettere quanto allora si amministrava, che non era altro che il fabbricato colle rispettive celle, e subito le fu rimesso, come dalle R.e Finanze nel tempo stesso le furono rimesse la Cascina attigua al fabbricato, e la Marochina, ma non si parlò nella lettera del Tenimento di Propano, il quale passò solo sotto questa amministrazione con lettera 1° Agosto sudd. anno. Volle S.M. accordare a' Padri Certosini una dotazione congrua al numero de' soggetti, e se un tal numero invece di diminuire, come pur troppo si sente, venisse ad accrescere, potrà il Governo allora, quando fia d'uopo, farle un congruo supplemento di dotazione, ma non sono in dritto pretendere tutti i redditi, che aveva la Certosa di Collegno, quando aveva un Noviziato, ed il doppio numero di soggetti.

Conchiuderei pertanto, che un Deposito provvisionale per riporre i Cadaveri de' Soggetti del Supremo Ordine non è una spesa, e che la formazione de' Tumuli non è di necessità urgente, giacchè nell'Eremo di Torino si ritardarono per più di cent'anni dopo l'elezione delle Sepolture, e quando si credesse, che si debba eseguire, crederei che non dovrebbe la spesa accollarsi a quest'Amministrazione per le ragioni di sopra accennate.

Rimetto alla considerazione di Vostra Eccellenza questo mio imparziale avviso, nell'atto, con cui ho l'onore di professarmi con distintissimo ossequio,

Di Vostra Eccellenza.

Torino il 11 aprile 1820

Il primo Cavaliere ad essere sepolto nella Certosa di Collegno fu il Barone Sallier De la Tour: in una lettera del 24 marzo 1820 il Priore della Certosa riceveva dalla Regia Segreteria di Stato la seguente lettera:

"Al Padre Superiore della R.le Certosa di Collegno,

In seguito alle Sovrane determinazioni state a suo tempo partecipate al Sig.Segretario dell'Ordine Supremo della SS.Annunziata, dovendo le funzioni dell'Ordine medesimo venire eseguite in codesta Reale Certosa, mi occorre ora di prevenire V.E.M.to Rev.da, che si compiaccia di dare le sue disposizioni per il ricevimento e per la sepoltura nella forma solita della spoglia mortale di S.E. il S.r Barone Sallier de la Tour Maresciallo di Savoia, resosi defunto in questa Capitale il giorno di ieri."

I Padri Certosini non avevano ancora provveduto, per mancanza di fondi, a costruire i locali per le sepolture, per cui nel giugno dello stesso anno lamentano un grave inconveniente che motiva la pressante richiesta di 2000 lire per poter costruire le Tombe dei Cavalieri:

 

" Il deposito... del Barone de la Tour non essendosi potuto collocare nè meglio nè altrimenti che nella Capella dietro l'altare maggiore, ... sebbene siasi inoltrato nel muro il feretro, ossia Cassa, per quanto si è potuto, tuttavia restò fuori di oncie sei sulla superficie del pavimento, e per queste poche oncie, non difesa che da un solo mattone e poca calcina, per il che essendovi già stati alcuni giorni di calore, si è già sentito del fetore nella Chiesa in cui officiamo continuamente, e questo di giorno in giorno andrà crescendo a proporzione del caldo, motivo per cui ... mi presi la confidenza di pregare e sollecitare V.E. a volersi interessare presso S.S.R.M. pell'effettuare fra non longo tempo dei necessari ed indispensabili tumuli sotto terra...........

R.le Certosa di Torino, li 6 giugno 1820 Benedetto Nizzati fr Certosino"

Pochi giorni dopo i Padri Certosini chiedono il sussidio per la costruzione dei tumuli dei Cavalieri, che viene prontamente accordato dal Re; finalmente le spoglie dei Cavalieri trovano una migliore sistemazione ed il Priore della Certosa scrive, nel 1823, una lettera in cui si lamenta, essendo deceduto il Barone Alessandro di Vallesa Cavaliere dell'Ordine, di non essere stato avvisato dalla famiglia del defunto della tumulazione che dovrebbe aver luogo, a norma di legge, nelle tombe dell'Ordine; viene successivamente chiarito che il Re aveva concesso alla famiglia la possibilità di farlo seppellire nel tumulo di famiglia esistente nella Parrocchia di Montalto d'Ivrea.

In questa lettera tra l'altro scrive:

"Il Priore della R.le Certosa di Collegno ha l'onore di far presente a V.E. ch'essendosi S.M. il Re Vittorio Emanuele degnata di destinare con Suo R° Viglietto delli 28 febbraio 1816, firmato Borgarelli, la Chiesa della R.le Certosa, per tutte le fonzioni del Supremo Ordine della SS.Annunziata, .... in seguito del che all'occasione della morte di S.E. il Barone de la Tour, la R.Segreteria di Stato pegli affari interni, con suo viglietto delli 24 marzo 1820, ... ha ordinato al Superiore di detta Certosa, che si preparasse il sito per depositare la mortale spoglia della pred. S.E., In seguito per ordine sovrano venne dal R.Economato sborsata alla Certosa la somma di lire 2000 pella costruzione degli opportuni tumuli per li membri del Supremo Ordine, che furono prontamente eseguiti, ed ivi furono trasportate le spoglie di S.E. de la Tour, ed in poi vi furono collocate quelle di S.E. il Conte Prales, ed indi quelle di S.E. il Caval.di None, col che si resero ben note a tutto l'Eccellent.mo Ordine la determinazione di S.M. a tal riguardo, come anche questo che si dovessero osservare quelle prestazioni portate dagli statuti di detto Ordine, nel modo che già si praticava prima, in virtù del che già 4 Eccell. membri del sudd.o Ordine hanno fatto la loro oblazione alla Chiesa della Certosa, d'una Pianeta cad., lo che dà a di vedere chiaramente che sono pubbliche e palesi le sudd. R.Provvidenze.

In questo momento solamente il Superiore della Certosa viene a intendere essere seguìto già da domenica or scorsa il decesso di S.E. il Barone Vallesa, e non avendo il med.mo ... ricevuto alcun avviso.....si crede in dovere di renderne informata S.E. affinchè non venga ad esso imputata ...l'infrazione della R.Provvidenza......li 12 agosto 1823.

Benedetto Nizzati Priore della R.le Certosa"

10 agosto 1823

Ill.mo Signore,

Essendosi questa mane reso defunto S.E. il sig. Conte Alessandro di Vallesa, Cavaliere dell'Ordine Supremo della SS.ma Annunziata, e desiderandosi dalla sua famiglia, a tenore anche dell'intenzione manifestata dal defunto, di farlo seppellire nel tumulo familiare esistente nella Parrocchia di Montalto d'Ivrea, suo feudo, si ha l'onore di supplicare V.S.Ill.ma di ottenerne l'opportuna licenza.

(Sua Maestà aderisce che le spoglie di S.E. il Conte di Vallesa vengano tumulate nel suo feudo di Montalto, secondo il desiderio della famiglia)

Il nipote di Michal Cagnol de la Chambre chiede che lo zio, Cavaliere dell'Ordine, venga sepolto nella Certosa di Collegno:

22 settembre 1833

Eccellenza,

Mentre il sottoscritto, nella qualità di Nipote ed erede, si fa dovere di rendere conto a V.E. che questa mattina alle ore 2 si rese defunto il di lui zio Marchese Gio. Batt. Michal Cagnol de la Chambre, Cav. dell'Ordine della SS.ma Annunziata, Gran Cordone dei SS. Maurizio e Lazzaro, e Luogotenente Generale nella Regia Armata, ha pure l'onore di pregare V.E. volersi compiacere di far dare l'ordine acciò venghi accettato alla Certosa di Collegno conforme all'intenzione espressa nel Testamento del defunto, e con profondo rispetto si professa

Di Vostra Eccellenza

Torino il 22 7bre 1833.

Dev.mo ed obb.mo Servitore il Marchese Ottavio De la Chambre

A S.E. il Sig. Conte Della Torre

Ministro di Stato per gli affari esteri...

Il Priore della Certosa riferisce sull'avvenuta sepoltura di Michal de la Chambre:

Scritto il 24 7bre 1833

Al Superiore della Certosa di Collegno; A S.E. il Governatore;

Ai Cav.ri dell'Ordine....

e risposto lo stesso giorno al ... Ottavio de la Chambre

Colegno, li 24 7bre 1833

A tenor del pregiatissimo foglio di V.E. si è eseguita l'ultima volontà del fu eccel.mo Marchese D. Gioanni Michal de la Chambre Cavaliere del Supremo Ordine della SS Annunziata; si sono fatte le solite decorose mortuarie funzioni sulle sue spoglie mortali e quindi si fece la tumulazione, secondo la Regia volontà nelle tombe destinate per gli ecc.mi Cavalieri del Supremo Ordine.

Gradisca intanto l'Ecc.a V.a che con quest'occasione mi protesti colla più alta stima e dovuto rispetto con cui ho l'onore di dichiararmi di V.E.

Umil.mo e Divot.mo Servo D. Mariano (?) Costantino Monaco Certosino e Proc.re

All'Ecc.mo Signor D. Vittorio Sallier della Torre Conte e Cavaliere del Supremo Ordine della SS Annunziata.

Questa situazione di fatto venne sancita di diritto nel 1840 dal Re Carlo Alberto, che con carta reale dichiara cappella dell'Ordine Supremo della SS Annunziata la Chiesa della Certosa di Collegno ed a sepolcro delle salme dei Cavalieri il sotterraneo della medesima chiesa.

Riportiamo il testo integrale della carta reale, redatta in lingua francese:

 

CHARLES ALBERT

par la grace de Dieu

Roi de Sardaigne, chef et souverain grand-maitre

de l'ordre de l'annonciade

Animés du desir de suivre l'exemple de nos Augustes Ancetres, dont les soins ont été si constamment voués à conserver dans son antique splendeur le très-noble Ordre de l'Annonciade institué en l'honneur de Dieu, et de la Glorieuse Vierge Marie, dans la protection de laquelle Nous mettons une égale confiance, Nous avons toujours pour agréable de faire et d'établir ce qui peut tendre à un but si digne de Notre Royale sollicitude. A cet effet Nous avons jugé convenable de choisir une Eglise spécialement destinée à etre Chapelle de l'Ordre, puisque par les vicissitudes des temps, celles que nos Prédécesseurs avaient successivement désignées, n'existent plus.

Suivant cette pensée Nous avons déterminé de déclarer, et Nous déclarons pour CHAPELLE DE L'ORDRE l'EGLISE DE LA CHARTREUSE DE COLLEGNO. Nous nous y déterminons d'autant plus volontier que les vertus et la pieuse conduite des Religieux de ce saint Monastère Nous inspirent une confiance illimitée dans les prières qu'ils ne cessent d'adresser au Ciel pour le bien de la Religion et pour la prospérité de la Monarchie que Dieu a placée sous Notre Sceptre, et Nous désirons que cette décision soit regardée comme un temoignage de l'intéret que Nous prenons à ce qui regarde le très-noble Ordre de l'Annonciade. A ces fins Nous donnons en mandement par la présente Charte, visée par le Chancelier, Archeveque de Turin, et contresignée par Notre Premier Secrétaire d'Etat pour les affaires étrangères, remplissant les fonctions de Secrétaire de l'Ordre, que la dite Eglise de la Chartreuse de Collegno soit considérée comme Chapelle de l'Ordre tant par les Chevaliers et Officiers d'icelui présents et à venir, que par toute autre personne, sans refus ni difficulté, tel étant Notre bon plaisir et Notre Volonté. Donné en Notre palais de Turin le quinzième jour du mois de mars, l'an de grace mil-huit-cent-quarante, de Notre règne le dixième.

CHARLE ALBERT

V. Louis Fransoni Archeveque de Turin

Solar de la Marguerite

Pochi anni dopo, nel 1851, il Regio Manicomio di Torino è sempre più affollato ed in una relazione del Direttore si propone la costruzione di un nuovo ospedale, poiche' il numero dei ricoverati in pochi anni ha superato i 500, mentre la capacita' dei locali è di soli 400. In questa relazione si sostiene che il locale piu' idoneo potrebbe essere quello della Certosa di Collegno.

Nel 1852 la voce che circola in Torino, di trasportare tutto il Manicomio a Collegno, viene raccolta dai giornali.

La Direzione interpella il Ministero per sapere se detta voce corrisponde a verita': viene risposto che non era stato ancora stabilito nulla, ma le vengono trasmesse ufficiosamente le planimetrie della Certosa. L'Amministrazione, esaminate le planimetrie, si dichiara favorevole all'acquisto della Certosa dai Padri Certosini.

I Certosini, temendo la ventilata soppressione delle corporazioni religiose, offrono al Governo l'occupazione gratuita temporanea di una parte del loro Convento, per sfollare il Manicomio di Torino, la cui situazione, in una relazione del Medico Primario, sta diventando sempre piu' pericolosa a causa del sovraffollamento.

L'Amministrazione accetta la proposta con entusiasmo. A causa della clausura vigente nel convento, si decide di trasferirvi i ricoverati maschi e tranquilli, affidati al Medico Ordinario dott. Porporati.

Viene effettuata, malgrado difficolta' e resistenze da parte dei Padri Certosini che avevano intuito l'intenzione di una occupazione definitiva, l'occupazione stabilita e viene approvato il "Regolamento per la succursale di Collegno".

Nel 1855 viene sancita la soppressione delle Corporazioni religiose, i cui beni vengono amministrati dalla Cassa Ecclesiastica, che subito esige un canone d'affitto da parte del R.Manicomio per la Certosa. La Direzione pertanto inizia le trattative d'acquisto, mediate dall'intervento del Governo, che fissa il prezzo d'acquisto in L.340.000.

Nel 1856 viene stipulato l'atto notarile di cessione: la Certosa di Collegno, con tutti i suoi terreni annessi, entra a far parte del patrimonio dell'Ente.

Le Tombe dei Cavalieri entrarono, quasi per uno scherzo della storia, a far parte del Regio Manicomio, dove furono quasi del tutto dimenticate nei sotterranei adiacenti alla Chiesa dell'Annunziata, che da Cappella dell'Ordine Supremo dell'Annunziata si trasformò in cappella interna del Regio Manicomio.

Intanto venne attuata l'unità d'Italia, la Casa di Savoia si trasferì a Roma Capitale ed i Cavalieri dell'Annunziata ebbero nuova sede e nuova Cappella dell'Ordine.

Le Tombe dei Cavalieri uscirono per breve tempo dall'oblìo quando, nel 1928, in occasione del bicentenario della fondazione del Regio Manicomio i resti delle salme dei Cavalieri vennero trasportate dai sotterranei in altri locali più adeguati, posti a piano terra, come si può leggere sul "Verbale di constatazione del trasporto di 10 resti di Salme dei Cavalieri della SS Annunziata dai locali sotterranei ai locali a terreno della Casa di Collegno" che qui si trascrive:

Verbale di constatazione del trasporto di 10 resti di Salme dei Cavalieri della S.S. Annunziata dai locali sotterranei ai locali a terreno della Casa di Collegno.

 

L'anno 1928 (VI°) nei giorni 21, 22, 23 Giugno, si è proceduto nella Casa di Collegno alla rimozione dei resti delle dieci salme dei Cavalieri della S.S. Annunziata chiusi nei loculi della cantina sottostante ai locali adiacenti alla dispensa, ed al loro trasporto nei locali soprastanti a terreno, formanti cappelletta.

Sono presenti l'Ill.Sig.Grand'Uff.Generale Avv. Lionello Chiapirone Presidente del R°Manicomio, assistito dal Comm. Rivano Dott.Federico, Medico Direttore, quale Ufficiale Sanitario, dal Direttore Amministrativo Comm. Cerutti Geom.Paolo, quale Segretario, dal Cav.Argan Geom.Valerio, Economo Capo, per la direzione dei lavori, dal Prof.Dott.Marro Comm.Giovanni, quale anatomo-patologo e dal teologo Gilardi Cav.Giuseppe, Rettore Spirituale.

Fanno pure atto di presenza assistendo all'inizio dei lavori il Barone Antonio Cavalchini-Garofoli Podestà del Comune ed il Cav.Avv.Santi, Segretario, e l'Amministratore Comm. Sacco-Aytana Avv.Gustavo.

Il programma stabilito dal Presidente consiste nell'esumare tutte le salme, collocarle in speciali cassette personali, portarle in locale provvisorio al piano superiore previa benedizione individuale, per celebrare poi una messa con catafalco formato da tutte le cassette, prima di murarle nei nuovi loculi al piano terreno.

Verso le ore 9 si apre il primo loculo di cui non si conosce il nome dell'occupante: N.N.

Si rinvengono i residui di un feretro completamente sfasciato, con pochi resti di ossa sparse, fra cui quelli della scatola cranica, una mandibola, ecc.

Vengono tutti diligentemente raccolti in speciale cassetta chiusa con viti, segnata N.N., che il Cappellano benedice prima che venga trasportata nel locale di deposito al piano superiore.

2°) Si apre la seconda cripta al nome di Sallier de la Toure Marchese Giuseppe Amedeo, morto nel 1820.

Si rinviene un feretro completo ma deteriorato, con cassa zinco friabilissima, una serrature, un avanzo di crocifisso, e lo scheletro completo e composto. Il tutto viene raccolto nella speciale cassetta chiusa a viti con targhetta nominativa e , previa benedizione, trasportata al piano superiore.

I resti della cassa vengono portati al forno crematorio per ricavarne le ceneri.

3°) Si apre il terzo loculo al nome di Renaud de Falicon Conte Giuseppe, morto nel 1850.

Si trova un feretro in noce apparentemente in buono stato ma che si sfascia al primo tocco. Dentro si rinviene lo scheletro completo composto, senza alcun oggetto od indumento.

Raccolti i resti mortali, vengono composti nella cassetta speciale , chiusa con viti, con targhetta nominativa. Il Cappellano recita le rituali preci benedicendo, e la cassetta in seguito è portata al piano superiore.

4°) Aperta la quarta cripta al nome di Vibò de Prales Conte Giuseppe, morto nel 1820, si rinviene un feretro rotto, lo scheletro intero ma scomposto, che viene diligentemente raccolto nella cassetta, chiusa a viti, con targhetta nominativa Previa benedizione viene portata al piano superiore.

5°) Viene aperto il quinto loculo al nome di Piossasco di None Conte Benedetto. Il feretro può dirsi scomparso, le ossa dello scheletro sono scomposte e sparse, il cranio e la mandibola sono ben conservati con dentatura completa e sana. Il tutto raccolto nella cassetta e benedetto viene portato al piano superiore.

6°) Si apre il sesto loculo al nome di Cagnol de la Chambre marchese Giovanni, morto nel 1833.

Si rinviene la cassa disfatta, lo scheletro però è completo e composto.

Il tutto viene riposto nella apposita cassetta, chiusa a viti, con targhetta nominatova, benedetto e portato al piano superiore.

7°) Si apre il settimo loculo al nome di Veuillet d'Yenne de la Saunière Marchese Ettore, morto nel 1830.

Si presenta una cassa legno in cattivo stato, sfasciata, racchiudente cassa piombo completa, in ottimo stato di conservazione: aperta la quale si constata che la salma, allo stato di semi-mummificazione, è intatta, immersa in un liquido sieroso, non si sa se derivante da liquido di conservazione o derivante dal cadavere.

Dato tale stato, non si ritiene doversi togliere dal feretro la salma; onde si sospende ogni operazione per procurarsi i nuovi mezzi di chiusura e preparare il loculo nel locale nuovo adatto a ricevere il feretro completo più lungo assai delle cassette preparate pei resti ossei delle altre salme.

L'operazione è poi ripresa la mattina del 22 coll'apposizione e saldatura completa di un nuovo coperchio di zinco; dopo di che, benedetta dal Cappellano, viene portata al nuovo posto al piano terreno ed ivi chiusa e murata previa benedizione.

8°) Aperto l'ottavo loculo al nome di Di Varazze Conte Giuseppe Francesco, morto nel 1830, si rinviene il feretro ridotto in briciole, pochi resti di ossa ed un pezzo di scatola cranica; null'altro.

Il tutto viene collocato nella solita speciale cassetta, con targa nominativa, benedetta e portata al piano superiore.

9°) Si apre il nono loculo al nome di De Sonnaz et Gerbaix Giuseppe Ippolito, morto nel 1837. Si rinviene il feretro completamente disfatto, le poche ossa sparse col cranio intero.

Si raccolgono questi resti nella solita cassetta, con targhetta personale e, previa benedizione, viene portato al piano superiore.

10°) Si apre il decimo loculo al nome di Amat di S.Filippo Cav.Francesco, del quale non si hanno altre indicazioni.

Non esiste feretro in legno; si trova invece una cassa piombo ottimamente conservata, aperta la quale si rinviene la salma coperta da un lenzuolo, completamente conservata in stato di mummificazione, vestita in nero, tanto da farla parere di un abate, mentre invece sembra trattarsi forse di una divisa dell'Ordine

Anche per questa salma si decide di non procedere a prelievo del feretro, lasciandovela intatta. Previa benedizione si sospende l'operazione, che viene ripresa nel pomeridio del giorno 22 per ricollocare un nuovo coperchio di zinco saldato ermeticamente; dopo di che viene ribenedetto il feretro, portato al piano superiore e collocato nel loculo speciale accanto al Veuillet.

Così sono state prelevate e trasportate al piano superiore tutti iresti mortali e le salme dei dieci Cavalieri.

A cura dei necrofori vengono raccolti diligentemente tutti i resti di feretro, il terriccio, ecc., che vengono portati al forno di disinfezione, ivi bruciati e, raccolti in una cassetta, vengono il giorno 25 murati nel loculo accanto ai resti delle salme.

La mattina del 23 giugno ore 9, alla presenza del Presidente Grand'Uff.Gen.Avv. L.Chiapirone, dei Direttori Rivano e Cerutti, del ff. Direttore Raimondi, dell'Economo-Capo Argan, con largo intervento di Suore e di ricoverati d'ambo i sessi, si è celebrata dal cappellano Don Gilardi, nella Cappella della Casa, una messa funebre con accompagnamento d'organo, presenti i resti di otto delle dieci spoglie dei Cavalieri (mancano quelle di Veuillet e di Amat, già collocate a sito.

Alle esequie, dopo la benedizione del tumulo, il Rettore Spirituale pronuncia un discorso funebre commemorativo.

Finita la funzione religiosa, vengono prelevate ad una ad una le otto cassette, portate nel nuovo posto e collocate negli otto loculi personali, una accanto all'altra in tre piani sopra ai due feretri completi. I medesimi vengono subito chiusi con muratura; ivi accanto si collocherà la cassetta delle ceneri.

Il tutto viene poi chiuso con altra muratura a filo di parete, sulla quale saranno applicate le lapidine disposte nell'ordine delle cassette come da unito tipo.

Nel locale saranno murate le lapidi marmoree tolte dai sotterranei formando ivi una camera funeraria certo più decorosa che non fosse l'attuale e conveniente a contenere per l'eternità i resti mortali di tanti illustri personaggi.

Di tutto quanto sopra si dà atto ed il Presidente aggiunge un elogio al Consiglio ed all'opera dei funzionari che hanno presieduto alla pietosa cerimonia assistendo ininterrottamente per tre giornate ogni opera.

Il Presidente firmato Generale Lionello Chiapirone

Il Consigliere d'Amministratore G.Sacco Aytana

Il Podestà Antonio Cavalchini-Garofoli

I Funzionari dott.Federico Rivano, Paolo Cerutti, Giovanni Marro, Valerio Argan, Teol.Gilardi Giuseppe, Giovanni Avv.Santi

Dopo i festeggiamenti per il Bicentenario, i Cavalieri tornarono ad essere dimenticati e per anni sotto i portici del chiostro della Certosa quasi nessuno sapeva che dietro quell'antica porta si celavano tante memorie che ora tornano alla luce.

I cavalieri sepolti sono dieci, un undicesimo fu traslato nel 1855,un altro fu traslato nel 1906. Uno è sconosciuto, gli altri sono:

Sallier de la Tour Marchese Giuseppe Amedeo, nato nel 1737, morto nel 1820. Riceve il collare dal Re Carlo Emanuele IV nel 1799. Maresciallo di Savoia, fu tenente generale di cavalleria , firmò l'armistizio di Cherasco e divenne governatore di Novara, di Alessandria e poi della Savoia.

Vibò de Prales Conte Giuseppe, morto nel 1820,

Piossasco di None Conte Benedetto. morto nel 1822.

Riceve il Collare dell'Annunziata dal Re Vittorio Emanuele I nel 1814. Fu Gran-Ciambellano di corte.

De Sonnaz et Gerbaix Conte Giuseppe Ippolito, nato nel 1744, morto nel 1827.

Riceve il Collare dal Re Carlo Felice nel 1821. Fu capitano della Compagnia Savoiarda delle Guardie del Corpo, Generale di Cavalleria, Governatore di Novara e Nizza.

Veuillet d'Yenne de la Saunière Marchese Ettore, morto nel 1830.

Riceve il Collare dal Re Carlo Felice nel 1822. Fu Luogotenente-Generale di Cavalleria, Governatore della Divisione di Cuneo, Vicerè e Capitano Generale della Sardegna, Governatore del Ducato e della città di Genova.

De Varax Conte di Chatel Giuseppe Francesco, morto nel 1830

Riceve il Collare daRe Vittorio Emanuele I nel 1820.

 

Amat Marchese di S.Filippo Francesco Maria, morto nel 1830. Riceve il Collare dell'Annunziata dal Re Vittorio Emanuele I nel 1815. Fu Generale di Fanteria, cavaliere d'onore di Maria Teresa d'Austria Regina di Sardegna.

Cagnol de la Chambre marchese Giovanni, nato nel 1756, morto nel 1833.

Riceve il Collare dal Re Carlo Felice nel 1830. Fu Luogotenente Generale, Capitano della Compagnia Savoiarda delle Guardie del Corpo

Renaud de Falicon Conte Giuseppe, nato nel 1774, morto nel 1850.

Riceve il Collare dal Re Carlo Alberto nel 1846. Fu Luogotenente Generale, Generale d'Armata, Governatore di Novara e poi di Alessandria.

Era sepolto nelle Tombe dei Cavalieri dell'Annunziata il Conte Gabriele Galateri, la cui salma venne esumata nel 1906 su richiesta della famiglia.

Così anche il Marchese D.Stefano di Villahermosa, già sepolto nelle Tombe dei Cavalieri, era stato traslato da Collegno a Torino nel 1855.

Si riporta il testo delle lapidi murate nel locale che raccoglie i resti delle salme dei cavalieri della SS Annunziata.

JOSEPH HYPOLITUS A SONNAZ ET GERBAIX

THONONENSIS NATUS ANNO 1744 E GREGARIO MILITE AD EQUITUM

PROMAGISTERIUM SUCCESSIONE JUSTISSIMORUM QUINQUE REGUM JUBENTE

PER ANNOS 64 MILITIAE GRADATIM PROGRESSUS EFFICACITER PATRIAE

SEMEL RESTITUTIONEM SEMEL CONSERVATIONEM INTER PRIMOS

ENIXUS SIC NOBILIUM REGIS CUSTODUM TURMAE DUCTUM MERITUS ET

PER SUPREMUM S.S.A. ORDINEM SEDEM HANC AB IPSO SPE PRECUM

PLURIMORUM OPTATAM OBIIT DIE 18 CAL MAII AN 1827

 

MICHAL CAGNOL DE LA CHAMBRE MARCHESE

D' GIOANNI BATT.a LUOGO.te GEN.e CAPITANO DELLA

PRIMA C.a DELLE GUARDIE DEL CORPO DI S.M.

NATO LI 18 GIUGNO 1756 E MORTO LI 12 7MBRE 1833

 

H.S.E. JOSEPHUS AMEDEUS FRANCISCI V EXC F

PHILIBERTI N SALLIER A TURRE COMES MARCH CORDON

DOMO CAMBERIO EQ TORQUATUS EQ MAUR MAGNA CRUCE

SUMMUS MAGISTER UNIVERSAE MILITIAE VIR EXC

HIC A PUERO MERERI COEPIT OMNIBUSQ OFFICIIS IN

CALIGA FUNCTUS PRAEFECTUS ALAE LEVIS ARMATURAE

D.N. DICTUS EST ITEMQUE PRAEF POVV NOVARIENS

ALEXANDRIN ET DIGNUS HABITUS CUI IN MAXIMO

DISCRIMINAE SUMMA REI BELLICAE CREDERETUR VIR FIDE

CONSTANTIA BONIS PROBATUS PIETATAE RELIGIONE

CONSPICUUS GRANDAEVUS SENEX IN HANC SACRAM

DOMUM SE RECEPIT VIXIT VALUIT ANNOS LXXXVIII

OBIIT X KAL APRILES A MDCCCXX

ADELAIS BONA AB ESERIACO MARITO INCOMPARABILI

CUM QUO VIXIT A XLVII CONIUNCTISSIME

VICTORIUS AMEDEUS EQ TORQ MAG EQUITUM

SUMMUS PRAEF REGNI NEGOTIIS EXTERNIS DIRIGUNDIS

PATRI OPTIMO PIENTISS PIETATIS CAUSA

 

H.S.E.

JOSEPHUS FRANCISCUS COMES

A VARAX

EQUES TORQUATUS

EQUES MAURICIANUS TORQ

R. COPIARUM DUX

URBIS ET ARCIS ALEXANDR OLIM PRAEF

QUI SUMMAM MORUM LENITATEM

CUM VIRTUTE ET FIDE

ERGA PRINCIPEM CONJUNXIT

DECESSIT NON DAN A MDCCCXXX

VIXIT ANN LXXXIIII

 

IL CONTE GIUSEPPE RENAUD DE FALICON

GENERALE D'ARMATA

SPIRO' IN DIO IL 3 SETTEMBRE 1850

IN TORINO

IN ETA' D'ANNI 76

 

 

ICI REPOSE

LE MARQUIS HECTOR VEUILLET D'YENNE DE LA SAUNIERE

LIEUTENANT-GENERAL DE CAVALERIE, GOUVERNEUR DE LA DIVISION DE CONI

VICE-ROI DE L'ILE DE SARDAIGNE,

CREE CHEVALIER DE L'ORDRE SUPREME DE L'ANNONCIADE LE 28 OCTOBRE 1822

GOUVERNEUR DU DUCHE' ET DE LA VILLE DE GENES

OU IL MOURUT LE 18 JUIN 1830

UN DE PROFUNDIS A SA MEMOIRE TOUJOURS CHERIE

 

HOMMAGE DE LA PLUS TENDRE VENERATION DE SON NEVEU

LE MARQUIS CHs ROERO DE S.SEVERIN SON ANCIEN AIDE DE CAMP