|
![]() |
![]() |
![]() |
IL MONUMENTO AD ANTONIO MARRO IN LIMONE PIEMONTE
Nella conca grandiosa e amena di Limone-Piemonte, ai piedi del colle di Tenda, si erge il ricordo monumentale ad Antonio Marro, opera di Cesare Zocchi, l'autore dei monumento a Dante in Trento.
(L'iniziativa per il monumento ad Antonio Marro era stata assunta dal Municipio e dalla Società Operaia di Limone-Piemonte. Anima del Comitato, all'uopo costituitosi, fu sempre il Cav. Cesare Gazzera, l'amico di Antonio Marro e dei suoi figli. La Cerimonia inaugurale si svolse il 25 settembre 1921, sotto la presidenza del Prof. Antonio Carle, Senatore dei Regno; con orazione del Prof. Grande Ufficiale Giovanni Vidari)
Esso si eleva sopra uno spiano alberato, quasi a ridosso di un'erta schiena di monte, coronata in alto da giovani faggi: luogo di passeggio e di convegno, dove la vista si allarga su tutto il paese -circostante.
Un tronco di obelisco s'innalza sopra una base quadrata a tre gradini leggermente inclinati. Il tutto di pietra granitica, solido e snello; su esso il busto in bronzo dello scienziato. - Composizione armonica e geniale che si fonde con l'austerità del paesaggio da cui ha rilievo ed imponenza.
Sotto il busto è un cumulo di libri,
con l'indicazione delle principali opere di Antonio Marro, i quali, buttati là
come in abbandono, appaiono essere tenuti insieme da un ramo di alloro: grazioso
motivo di classico sapore il quale attenua, all'occhio, l'asprezza dell'urto nel
passaggio dalla linea rigida del basamento al contorno morbido della figura.
La figura è una di quelle cui ci ha avvezzi Cesare Zocchi; l'artista dalle larghe concezioni, dai tratti puri e severi, dalle rappresentazioni vigorose e singolarmente espressive: a volte nella loro rudezza, a volte nella loro soavità; le quali, sempre, parlano con rara bellezza al sentimento ed al pensiero
(Non è poderoso per espressione di forza brutale il Minosse sul monumento a Dante? E la figura di questi che porta impresso sì potente soffio di vita da ispirare il Carducci con quel mirabile verso:
« Ed or s'è fermo, e par ch'aspetti, a Trento » ?
E la Madre - nel recente gruppo grandioso (la famiglia dell'operaio) sulla facciata dei palazzo della Cassa di Risparmio a Torino - non è mirabile per la grazia dell'atteggiamento, per il dolce sorriso che illumina tutta la faccia?)
Nel busto di Antonio Marro è uno stupendo contrasto: raccoglimento composto, espressione prorompente.
Nel dorso eretto; nelle spalle lievemente mosse all'indietro; nel largo petto, alquanto proteso, è colta la fase terminale di una profonda inspirazione: suggestiva impronta di vitalità.
Sul torace robusto, sul collo forte si
innalza una testa possente. Lo studio di analisi anatomica è finissimo: La
fronte è larga e alta, dalle dolci curve: spaziosa e bella. La muscolatura
facciale si disegna in moderato grado di contrazione: poche le rughe frontali,
con morbide ondulazioni; il sopracciglio un po' aggrottato; le guance
sensibilmente incavate; la mandibola serrata e le labbra chiuse; le pinne nasali
alquanto sollevate; le pieghe naso-geniane marcatamente impresse. Sotto, s'
indovina una faccia ossea robusta, ma dalla fine, armonica modellatura; i
capelli, radi sulle tempia e gettati decisamente all'indietro (come sotto la
sferza di brezza montana), consentono il delinearsi di una volta cranica
regolare e capace.
Grandiosa e pura ogni linea; dignitoso e fiero l’atteggiamento; raccolto il giuoco mimico e fisso l'occhio all'orizzonte, come per isolare il pensiero dalle impressioni esterne; lo sguardo singolarmente acuto e penetrante, è ben dessa la figurazione di una personalità superiore, come assorta in una grande visione e tesa in un poderoso sforzo di meditazione e di comprensione. Ma l'espressione di forza e di coscienza della forza stessa risulta temperata da una impronta di dolce spiritualità; qual'è appunto il velo di melanconia che aleggia sul viso, come al cospetto della sofferenza e del dolore.
Davanti a questo volto di bronzo, nel quale un purissimo magistero d'arte ha saputo comporre, in meravigliosa armonia, tanta varietà di espressioni; davanti a questo busto, tutto così sorprendentemente animato, ben sovviene l'antico adagio: «mens sana in corpore sano », nella parafrasi: mente nobile ed elevata in corpo bello e robusto.
Cesare Zocchi - il grande artista, dall'aspetto imponente e venerando, ma pur sempre di maschia bellezza, il quale ben sa l'intimo connubio fra spirito e materia; e che (come disse Giovanni Vidari nella sua alata orazione inaugurale) per lunga e gloriosa esperienza sa tradurre i lineamenti forti e pensosi, e traverso ad essi esprimere la concentrazione della mente e la vigoria della volontà, onde «balena l'immortal raggio dell'alma» - seppe mirabilmente valersi della prestanza della forma fisica, per esprimere la nobiltà e la potenza dell'anima e del pensiero nella figura di Antonio Marro.
(Quello di Antonio Marro fu l'ultimo monumento compiuto da Cesare Zocchi ed alla sua inaugurazione il grande artista volle essere presente.
Cesare Zocchi poté ancora gradire l'omaggio
di questo scritto. Egli chiuse la sua nobile esistenza nel corso dell'anno
1922).
Di quest'uomo che, nella scienza e nella pratica, fu apostolo innovatone nell'igiene e nella profilassi educativa del corpo e dello spirito; di quest'uomo che, tanto umanamente, seppe riconoscere e dimostrare la grande influenza del fattore morboso fisico in tutte le aberrazioni e le malattie della psiche, e che perciò indulse a tutte e fermò la grande speranza di un risanamento eugenetico; di quest'uomo che, col suo maggiore capolavoro (La Pubertà), promosse la buona educazione della mente e della morale, mediante un giusto e sano indirizzo di sviluppo somatico nel periodo più fortunoso della vita; di quest'uomo, infine, che tanto largamente, e con abnegazione fino al sacrifizio, s'adoprò per sanare o lenire ogni sorta di infermità e di sofferenze.
E quando - all'inaugurazione - calato il velario, noi vedemmo quella testa poderosa sollevarsi davanti alla Grande Madre, sullo sfondo di un cielo tersissimo, e dominare, superba e radiosa come per luce interna, quel mare di altre teste atteggiate a riverenza, a noi parve che il bronzo vibrasse del palpito della moltitudine ivi raccolta; vibrasse anche del palpito delle cose circostanti: misterioso palpito di vita che noi (pur sempre bambini e primitivi) sentiamo in tutta la natura nell'intima contemplazione di essa.
Ora, il monumento si erge là - nella cornice
degna di superbe cime alpestri - simbolo di una razza migliore e più forte, di
una aspirazione verso l'alto; ricetto alla grande anima di Antonio Marro, nume
tutelare di quelle vallate, baluardo esso pure alla Patria fra quella splendida
chiostra di montagne al confine
GIOVANNI MARRO.
Sul basamento è incisa l'epigrafe, dettata da Giovanni Vidari:
AD
ANTONIO MARRO
PSICHIATRA SOCIOLOGO
CHE
NELLA LUCE
DI UNA GRANDE IDEA MORALE
ARTE SCIENZA COMPONENDO
SEGNÒ
ORMA PROFONDA
IN OPERE CELEBRI
AMICI AMMIRATORI BENEFICATI
QUI
NELLA TERRA NATIA
OND'EGLI LA VIA SI APERSE
ALLA META GLORIOSA
D D
NOTA. Mentre Cesare Zocchi rendeva la sua nobile concezione d'arte, presso l’Istituto Psichiatrico di Reggio-Emilia si inaugurava - ignare 1'una dell'altra le due opere, fatto di singolare consensualità - la COLONIA-SCUOLA ANTONIO MARRO per fanciulli anormali e deficienti emendabili; la quale si può considerare come figliazione di una fra le grandi idee umanitarie del Sociologo Piemontese.
La COLONIA-SCUOLA ANTONIO MARRO - fondata dall'illustre Alienista Prof. G. Guicciardi - ha per sede una grande Villa ottocentesca con molti fabbricati dipendenti, ed è oggi fiorentissima.